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Poker e business hanno davvero così tanto in comune? Chiediamolo a Mustapha Kanit!

Immagine del redattore: Euro RoundersEuro Rounders

In un anonimo week-end milanese ai primi di marzo del 2009, Mustapha Kanit centra il suo primo "in the money" a un torneo live. Racconterà poi di aver foldato addirittura A-K preflop nella fase bolla, pur di arrivare a premio perché era quello l'unico modo per tornare a casa. Da quella domenica di marzo son passati una decina d'anni e "Mustacchione" è diventato il simbolo dell'Italia del poker all'estero assieme a Dario Sammartino. Che fosse un fenomeno lo si diceva quando ancora faceva il dealer nelle sale per arrotondare, che arrivasse a essere il numero uno indiscusso nei tornei multi tavolo (live e online) non era poi così scontato. Quello che abbiamo incrociato a Barcellona ci è sembrato un uomo fatto e finito, pur sempre giocherellone ma con un piglio diverso. D'altronde non si resta al top così a lungo se non si fanno delle scelte ponderate e quella che doveva essere una semplice chiacchierata si trasforma in una piccola lezione di economia: "Al momento il mio focus rimane sul poker, diciamo metà e metà. Penso che il poker sia fantastico per fare da zero a tanto in poco tempo anzi, direi uno dei modi migliori che ci sono. Il poker inoltre ti da tanti asset, che devi saper coltivare e trasportare in qualcos'altro. Saper gestire i soldi però non significa saperli investire: bisogna imparare a "buildare equity". Quel che ho imparato di più dal gioco è il long term applicato a qualsiasi business. Bisogna sempre pensare al long term, al concetto di "bulding equity" e soprattutto bisogna aggiornarsi, sempre. Io sono cresciuto in un momento in cui, pokeristicamente, per avere successo bisognava essere in grado di pensare fuori dagli schemi, per poi analizzare e trovare delle risposte. E' una cosa che mi è tornata utile anche in altre situazioni." Musta al momento vive a Londra con la sua compagna dopo un'esperienza di tre anni a Vienna. Un ritorno, dato che ci aveva già vissuto in passato, fatto con entusiasmo e consapevolezza: "La maggior parte dei miei investimenti sono in UK, senza contare che anche a livello di network è il posto ideale per me. Ormai parlo la lingua fluentemente e credo che a livello di opportunità e crescita sia il posto perfetto al momento. Vienna? Artisticamente ha un valore indiscutibile ma personalmente non ho mai avuto un gran feeling con la città. Si vive molto "on the clock" mentre io ho i miei ritmi, i miei orari. A Londra invece vivo meglio, inoltre è l'unico posto in Europa dove la tassazione sul poker è scritta per legge. Vienna invece è "grey" ovvero non c'è una legge vera e propria ma esiste un precedente che fa legge ed è quindi "free-tax". Se la dipartita a Malta appena ventenne, per poter giocare sul "dot com", poteva sembrare un azzardo, nelle scelte di un Mustapha Kanit (quasi) trentenne ogni rischio viene calcolato meticolosamente. Ecco perché ci viene da chiedergli se abbia senso, dopo aver raggiunto l'apice, continuare a puntare sul poker: "Non sono uno che si vede a 50 anni ancora a giocare live perché non è la vita che vedo per me. Il poker ha il difetto che, raggiunto un certo livello, ha una curva di apprendimento molto bassa. Bisogna spendere tantissime ore a studiare per compiere un piccolo passo in avanti, quando esistono innumerevoli altri settori nei quali investire il proprio tempo. Nel poker i ROI sono comunque buoni, anche se non costanti come nel business, ma sostanzialmente il rischio rimane più elevato. Per attitudine personale faccio altre cose a ROI basso e rischio alto, ma ovviamente ho anche investimenti sul long term." 


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